La storia del Bartoccio, cari amici lettori, riprende dal nostro pomeriggio trascorso in compagnia della simpatica coppia di nonni.
La maschera perugina, il cui nome deriva forse da Bartolomeo, nacque nel 1650, a testimoniare una nuova figura dello scenario contadino: il colono. Infatti, il Bartoccio si presentava vestito con un gilet rosso porpora sotto una giacca verde, calzoni di velluto (neri o marroni) e scarpe eleganti. Poteva sembrare il classico contadino un po’ rozzo e caciarone (come si dice a Perugia), ma dietro a quel sorrisetto da simpaticone nascondeva la sua fine intelligenza e saggezza.
Sicuramente non le mandava certo a dire e, insieme alla moglie Rosa, passeggiava per il centro di Perugia, suonando e ballando, tenendo in mano un “radicione” (grosso bastone) con cui armeggiava decantando le sue “bartocciate”…volete sapere cosa sono?
Ebbene, niente di diverso da quello che oggi fanno alcuni cittadini quando protestano.
La caratteristica del Bartoccio, che ne faceva un personaggio esemplare (e tutt’altro che una maschera, in fin dei conti), era proprio quella di raccontare la sua vita esponendo, però, i problemi della gente e della società in cui viveva.
Quindi, tornando indietro nel tempo, potete immaginarlo sopra il suo carro che distribuisce alla folla i foglietti delle sue bartocciate. Ecco qui un esempio:
“Se vendeva ‘l vin s’amazzeva ‘l maièle.
E st’an vol gì mèle pel por Bartoccio,
che nun c’è manco la sogna pel biroccio!”
(lamento perugino per i rincari del prezzo del vino)
Aveva coraggio il caro Bartoccio, forse dovremmo seguire il suo esempio? Magari con una bella maschera addosso e stelle filanti pronte da lanciare!
Decidete voi come festeggiare il vostro Carnevale!
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